La povera figliuola tollerava ogni cosa con pazienza, e non aveva cuoredi rammaricarsene con suo padre, il quale l'avrebbe sgridata, perchè eraun uomo che si faceva menare per il naso in tutto e per tutto dallamoglie.
Tra La Notte E Il Cuore Epub Bud
Quand'ella ebbe finito di accomodarsi, montò in carrozza; ma la Comarele raccomandò sopra ogni altra cosa, di non far più tardi dellamezzanotte, ammonendola che se ella si fosse[Page 11] trattenuta al ballo unminuto di più, la sua carrozza sarebbe ridiventata un cetriolo, i suoicavalli dei sorci, i suoi lacchè delle lucertole, ed i suoi vestitiavrebbero ripreso la forma e l'aspetto cencioso di prima.
La giovinetta, che non s'annojava punto, si era dimenticata leraccomandazioni fatte dalla Comare; tant'è vero che sentì battere ilprimo tocco della mezzanotte, e credeva che non fossero ancora leundici. S'alzò e fuggì con tanta leggerezza, che pareva una cervia.
Esse risposero di sì, e che era scappata via allo scocco dellamezzanotte, e con tanta furia, che s'era lasciata cascare una delle suescarpine di vetro, la più bella scarpina del mondo: e che il figlio delRe l'aveva raccattata, e non aveva fatto altro che guardarla tutto iltempo del ballo, e che questo voleva dire[Page 14] che egli era innamorato mortodella bella signora, alla quale apparteneva la scarpina.
Ebbene: in cotesto tuo aspetto freddo e rassegnato tu vali per me più ditutti i fiori che abbelliscono e abbelliranno i giardini della terra.Non perchè dal delicato ramo che ti diede la vita sia venuta a staccartitrepidante la mano d'una donna, chè tale felice sorte non ti toccò. Nonperchè tu sappia la voluttà del riposo sopra il seno di lei che amo, oconosca il divino contatto delle sue labbra. No: in una notte buia,quando tutto[Page 31] attorno a te era silenzioso e vuoto e tu dormivi sognandoforse il lieto sole del domani, io venni a coglierti.
Perchè ti colsi, quella notte, allorchè tutto taceva ed era vuotoattorno a te? Perchè approfittai di quell'istante in cui tu eri rimastosolo, e perchè ora sei mio e ti tengo celato e caro come il più preziosodi tutti i tesori?
Per questo io corsi a te, solo, di notte, e ti tolsi al tuo ramo senzapietà, e mi impadronii di te come cosa che a buon diritto dovesseappartenermi. Per questo ti tengo ora qui, mio prigioniero, e voglio chetu mi risponda, e ti invito a raccontare lungamente. Descrivi in tutti isuoi più minuti particolari la storia di quell'ora e falla[2]divenire la storia di cento secoli. Dimmi[3] la sua bellezza,rivelami tutte le grazie della sua persona, ricordami il colore dei suoiocchi come se io già lo avessi dimenticato.[Page 32] Parlami della soavità delsuo sguardo e pensa insieme a me alla voluttà di un suo bacio. Parlamidi lei, di lei sempre, e quando credi di aver terminato, ricominciaancora!
Infatti il tuono rumoreggia vicino, e il vento solleva turbini dipolvere, investe fieramente gli alberi e arruffa i campi di biade. Nonc'è in stazione nemmeno un viaggiatore. Chi deve moversi con una nottesimile?
Potrebbe bussare ad un uscio, ma non osa. Una forza irresistibile lospinge avanti. E poi quelle case sono ermeticamente chiuse, hannol'aspetto di tombe. O tutti i cantonieri sono accorsi sul luogo deldisastro, o nel terrore di quella notte d'inferno hanno dimenticato chedeve passare ancora un treno, il treno 105.
Da quanto tempo sia in cammino, il signor Cesare non lo sa. Sa che nonpuò arrestarsi quantunque le vesti inzuppate d'acqua inceppino i suoimovimenti, quantunque i suoi piedi indolenziti si sprofondino nel fango,e senta un formicolio per tutte le membra, e il cuore gli batta conviolenza come se volesse frangerglisi in petto.
Una febbre violenta tenne per qualche giorno sospeso il povero uomo trala vita e la morte. Si riebbe alla fine, ma il ricordo di quella notteinfernale non gli permise più di continuare il suo servizio. Chiese lasua pensione e si ritirò in un poderetto di sua moglie, lontano dallalinea ferroviaria. E in istrada ferrata non viaggia mai, e non vuolsentirne a parlare, e la vista di due rotaie basta a turbarlo per unasettimana.
Appena la signora francese ebbe finito di suonare, un giovine, che avevauna vocina simpatica di tenore, e che seppi essere un negoziante diBologna, cantò una graziosa romanza intitolata: Sognai; dopodichèmolti si ritirarono nelle loro cabine e non rimasero in sala che quellii quali avevano intenzione di passarvi la notte. Fra i primi adandarsene furono i signori Riani che mi salutarono con molta cordialità.In quel momento la sposa mi parve più bella che mai.
Trattandosi d'una sola notte non m'ero fatto dare una cabina neppur io:m'ero scelto invece un buon posto sul divano e vi avevo deposto il mioplaid e il mio mantello per acquistarmi quello che i giureconsultichiamano diritto d'usucapione.
E, invero, gli altri viaggiatori che avevano passato la notte nella salacomune mi guardavano con aria inquieta e disgustata. Scommetterei che apiù d'uno era balenata l'idea ch'io non avessi il cervello asegno.[8]
Il professore Antonino ci pativa a sentir questi discorsi, e l'idea dicondurre a passeggio sua sorella gli metteva i brividi addosso.[12]Egli non era elegante. Il suo cilindro con un dito di unto, il suosoprabito spelato rispondevano appieno alla sua posizione sociale dipubblico insegnante, ma in fin dei conti egli non aveva un cappellocremisi con piume verdi, nè due ricciolini neri fatti a forma di puntointerrogativo ornavano le sue tempie. Dimodochè, anche nelle vacanze,egli trovava mille occupazioni immaginarie per esimersi quanto piùspesso gli fosse possibile dall'ufficio di cavaliere servente dimadamigella Bettina. Piuttosto, dando fondo a tutti i suoi risparmi,egli si rassegnava a mandarla a sue spese dal 15 settembre al 15 ottobred'ogni anno presso una famiglia di conoscenti che villeggiava a brevedistanza dalla città. Ella ci andava un po' a malincuore, quasi facendoun atto di degnazione, perchè si trattava di gente inferiore a lei pereducazione; figuratevi, eran le nipoti di un salumaio arricchito; a ognimodo ci andava in vista dell'aria che serviva a calmare i suoi nervi.Poveretta! Era stata sempre così sensitiva.
La signora Matilde sentì una stretta al cuore che le impedì di farenuove domande, lo fece entrare nel salottino a pian terreno, ove sitrovava l'Annina col suo lavoro, lo fece sedere, riprese il suo posto, epotè finalmente annunziare la triste novella a sua figlia.
Poi chiuse gli occhi, e cercò di dormire; ma l'eco dell'inno nazionalegl'intronava sempre gli orecchi, le stonature del clarinetto gli avevanourtati i nervi e gl'impedivano il sonno. Dopo d'aver preso alla menopeggio[5] un qualche riposo, si decise finalmente di aprire lafinestra, e quello fu l'istante più beato del giorno. Sentì l'aria purae imbalsa[Page 89]mata del paese nativo che gli sbatteva sul viso, ne riconobbeil profumo, gli parve che quegli aliti montani dissipassero la nebbiache gli offuscava la mente. Gli scomparvero come per incanto gli annitrascorsi, perdette la memoria delle lotte sanguinose, dei tumulti delparlamento, del febbrile lavoro del ministero, e li credette un sogno dimalato. Difatti le cime de' suoi monti, i casolari delle colline, lebrune chiome del bosco che gli stavano davanti, non avevano punto mutatod'aspetto. Riconobbe la casa bianca sul poggio, respirò con voluttàl'esalazione del fieno recentemente reciso, guardò con affetto l'ortopaterno e la vigna che portava ancora i suoi grappoli. Rimase lungamenteestatico a quella finestra, contemplando quel panorama così eloquente alsuo cuore.
"Ascoltami giovinotto, la vita pubblica è un aspro cammino, pieno dirovi e di sterpi, è una lotta continua che consuma le forze, inaridisceil cuore, distrugge le intime affezioni, condanna all'adulazione degliingrati, e ci procura l'odio e le maledizioni degli ambiziosi delusi,degli avari disingannati, degl'imbroglioni smascherati ed offesi.Bisogna camminare ogni giorno faticosamente nel fango delle umanepassioni, e calpestare dei serpenti!
Diceva che il suo predicatore aveva la parola facile e ornata; che illattaio aveva la voce come uno di questi cani incimurriti e fiochi chenon posson più abbaiare; che erano tre giorni che non vedeva piùl'effige dello spazzaturaio che pure le aveva promesso di venire; cheil bambino della vicina aveva rotto un vetro, e suo padre non se ne eraanche accorto, ma il poverino stava già rannicchiato dietro l'uscio adaspettare il lampo e la saetta; che il mio maestro di spagnuolo aveva[Page 96]un vestito che gli piangeva addosso; che con tutte queste guerre chesi fanno dopo che Pio IX[4] ha date le su' riforme bisogna semprestare palpitando per i nostri cari; che un tale ch'era caduto dalsecondo piano, e non era morto, aveva il sopravvivolo come i gatti;che un certo quadro pareva fatto coll'alito; che a una certa suaamica, in una certa congiuntura, essa aveva parlato come al cospetto diDio, da cuore a cuore; e altre espressioni gentili ed argute, che ascriverle tutte, ci sarebbe da fare un vocabolario.
A poco a poco mi prese a voler bene, mi parlava lungamente dellabuon'anima di suo marito, delle sue amiche, del caro dei viveri, delletasse, del lotto, dei suoi malanni, della religione, sempre colla stessagrazia e colla stessa dolcezza. Ma specialmente quando parlava della suadisgrazia d'esser rimasta sola al mondo e diceva che la notte, nonpotendo dormire, pensava, pensava, fin che si metteva a piangere, avevaparole così dolci, così schiette, così poetiche, che mi stringeva ilcuore, e nello stesso tempo provavo una specie di voluttà artistica asentirla. Mentre essa parlava la sua bella lingua, io, appoggiato allafinestra della sua cameretta guardavo il campanile di Giotto doratodalla luce del tramonto, e provavo uno struggimento d'amore per Firenze.
Una sera tornai a casa pieno di malinconia e mi buttai sul sofà senzadire una parola. Essa mi venne accanto. Duravo[Page 99] fatica a trattenere lelagrime. Mi domandò che cos'avessi. Non volevo rispondere. Insistette, eallora le apersi il mio cuore come a un amico. 2ff7e9595c
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